LE STANZA VUOTE DI VERMEER
Una volta sviluppato il lavoro su Bruegel mi è venuta la curiosità di approfondire la conoscenza di Vermeer, i cui interni mi hanno sempre affascinato per la loro atmosfera immobile e di sospensione, in una silenziosità che potrebbe presagire anche qualcosa di inquietante.
Anche in questo caso il ciclo è diventato per me uno spunto di riflessione sulla caducità delle situazioni umane.
Utilizzando solo la biro, mi è parsa una bella sfida riuscire a riprodurre la luce caratteristica di Vermeer. Senza il personaggio che animava, seppur placidamente, la scena.
L’ambiente diventa ancora più pacifico, anche se appare carico non solo di buoni presagi.
Marcello Carrà
La stanza della lattaia ora è vuota, la brocca è caduta in terra e il latte si è sparso sul pavimento.
Una lettera è stata appoggiata sul tavolo dalla ragazza che l’ha letta e che pare fuggita, come in preda all’agitazione.
Un liuto è stato posto sul pavimento, sotto la carta geografica dell’Europa, la fanciulla che lo suonava ha messo un vaso pieno di frutta sul tavolo e poi è stata chiamata nella stanza adiacente.
Stiamo quindi vivendo un attimo del ‘600 immediatamente successivo a quello ritratto dal “pittore del silenzio”, ove la scena ha lasciato spazio al mistero e alla riflessione sulla transitorietà della nostra esistenza.